Ci stiamo lamentando tanto della freddezza con cui l’apparato europeo sta affrontando l’emergenza in cui sono piombati i suoi stati membri.
Ma ancor prima di volgere lo sguardo oltre frontiera, sarebbe forse il caso di guardare in casa nostra ed a come gli apparati del Paese stanno dimostrando vicinanza ai propri cittadini.
Non può quindi che essere fonte di disagio e di sfiducia il comportamento assunto dalla macchina fiscale, la quale ha inopinatamente esteso l’interpretazione delle norme contenute nel Decreto “Cura Italia”, arrogandosi il potere di compiere atti d’accertamento con un’estensione del termine decadenziale di due anni.
Un’altra spallata quindi ai contribuenti, l’ennesima, a dimostrazione di come le inefficienze della struttura fiscale siano sempre riversate sui contribuenti, indiscriminatamente.
Inutile lamentarsi dell’Europa se la primaria fonte di sfiducia viene proprio da noi stessi.
Uno Stato predatore è quello che ci governa.
E si tacciano coloro i quali ergono tali condotte a supremo fine della lotta all’evasione: non è predando e stressando tutti i contribuenti che coloro i quali evadono abbracceranno comportamenti fiscali più corretti!
Sino a quando questo Paese non sarà in grado di mettere in campo un sistema fiscale più giusto, equo e solidale, essi continueranno a proliferare.
Chi deve fare dunque il primo passo? Ma lo Stato, ovviamente.
Perché l’esempio è la fonte di insegnamento più efficace, non la mera repressione.
Dimostri quindi lo Stato di avere fiducia nei propri cittadini e quest’ultimi avranno fiducia nello Stato.
Una tassazione più coerente, giusta ed adatta al momento che stiamo vivendo, sarebbe una bella iniezione di fiducia, ora più che mai essenziale.
In questi anni lo Stato si è sempre impegnato nella repressione, mai nell’educazione.
Ed è arrivato il momento di cambiare.