Articolo a cura del Dott. Emanuele D’Innella e del Dott. Alessandro Bigerna
L’emergenza Coronavirus sta mettendo (e metterà, purtroppo, ancora) a dura prova il nostro tessuto imprenditoriale, sia in termini diretti ed immediati, in forza di una percettibile compressione dei fatturati, che in termini indiretti, in considerazione dell’incertezza del prossimo futuro.
È di tutta evidenza che, tuttavia, anche in questo momento tumultuoso vi siano imprese che sono riuscite a conservare e finanche ad incrementare la propria produttività, agevolate da una serie di fattori, quali ad esempio: la localizzazione territoriale, la specifica attività esercitata, il mercato di riferimento (se solo interno od anche esterno), la tempestiva adozione di tutti quei presidi imposti tanto dalla normativa di settore (si pensi al D.Lgs. 81/2008) quanto da quella emergenziale (il riferimento è principalmente al Protocollo Sindacati – Imprese – Governo sottoscritto il 14/03/2020).
In estrema sintesi, tutte quelle imprese che hanno dimostrato di possedere un buon livello di resilienza. Ma possiamo affermare che si tratti senz’altro di una sparuta minoranza.
Anche queste imprese, tuttavia, non potranno ora esimersi, nel rispetto comunque dei sovraordinati principi di una sana e corretta gestione aziendale, da un immediato aggiornamento del proprio piano industriale, altresì definito business plan: quel documento che individua, in termini qualitativi e quantitativi, le strategie competitive dell’azienda, le azioni che saranno realizzate per il raggiungimento degli obiettivi strategici e, soprattutto, la stima dei risultati attesi.
Seppur nell’indeterminatezza di quando si potrà effettivamente ripartire a pieno regime, ma nella certezza che ciò comunque avverrà, le imprese dovranno farsi trovare pronte e quindi essere in grado di pianificare questa ripartenza, aggiornando o modificando gli obiettivi da raggiungere anche, come detto, in termini di risultati attesi, ancorché probabilmente ridimensionati.
Meritano senz’altro di essere accolte con favore le norme emanate dall’Esecutivo in questi tempi ed in favore delle imprese, in termini di agevolazioni all’accesso ed alla gestione della liquidità, come ad esempio la concessione di garanzie statali ai nuovi prestiti, il rinvio del pagamento di tasse, imposte e contributi, ed ancora la temporanea disattivazione della postergazione dei nuovi finanziamenti effettuati dai soci o da chi esercita attività di direzione e coordinamento; nonché quelle norme dedicate all’“alleggerimento” delle disposizioni di redazione ed approvazione dei bilanci dell’esercizio chiuso al 31/12/2019, come la previsione d’inapplicabilità, fino al 31/12/2020, degli articoli del Codice Civile in materia di riduzione, anche al di sotto del minimo legale, del capitale per perdite, l’inoperatività della causa di scioglimento per riduzione o perdita del capitale sociale, l’allungamento a 180 giorni (anziché 120) del termine di adozione dei rendiconti o dei bilanci d’esercizi.
Norme, queste, dal chiaro intento protettivo nei confronti di quelle imprese che, prima dell’emergenza, risultavano comunque performanti ed altresì dei loro organi amministrativi, affinché non vengano esposti al rischio di responsabilità per gestione non conservativa (art. 2486 c.c.).
Ma nessuna norma potrà mai sostituirsi all’imprenditore, al quale spetta dunque il compito di agire ora con grande responsabilità e senso critico, onde valutare se effettivamente vi erano prima dell’emergenza le condizioni di continuità aziendale ma anche, e soprattutto, se queste rimangano dopo o comunque al suo affievolirsi.
La scelta alternativa, senza tanti giri di parole, non potrà essere che quella di accedere a forme di ristrutturazione e risanamento, purché in presenza dei necessari presupposti, o a procedure liquidatorie.
Piani industriali dotati di grande rigore e quindi, prudenza, sono ora più che mai necessari. E non si trascuri il fatto che una coerente ed attenta programmazione economico-finanziaria renderebbe più agevole l’accesso al credito bancario, la cui istruttoria dovrebbe concentrarsi proprio sulla verifica della realizzabilità e sostenibilità dei piani industriali aggiornati e proposti.
Certo è che questo Virus, purtroppo, così come ha chiamato a miglior vita principalmente coloro i quali risultavano già affetti da patologie pregresse, allo stesso modo non risparmierà quelle imprese che, già prima del suo arrivo, risultavano economicamente compromesse e che non avranno colto l’opportunità di riprogrammare adeguatamente la propria attività.